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Intelligenza Emotiva a Scuola.

Oggi parliamo d’intelligenza emotiva e scuola in una prospettiva inclusiva con la Dott.ssa Della Morte.

Oggi parliamo d’intelligenza emotiva  e scuola in una prospettiva inclusiva con la Dott.ssa Michela Della Morte.


Dott.ssa Della Morte ci spieghi la scelta di questo tema. Qual’è il legame tra intelligenza emotiva ed inclusione scolastica?


Nel mio percorso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno, il tema del controllo delle emozioni a scuola, è stato al centro di diversi laboratori.

Mi sono chiesta in che modo, oltre all’influenza che la dimensione emotiva ha nei propri processi di apprendimento, questa potesse essere fondamentale per l’instaurarsi di climi positivi volti alla valorizzazione della diversità e, di conseguenza, facilitatrice o barriera di inclusione.

Si potrebbe dire che, grazie al grande lavoro di Daniel Goleman, che per primo introduce il concetto di intelligenza emotiva, e grazie al filone di studi che lo ha seguito, al giorno d’oggi sia diventata una “moda” parlare di emozioni in educazione. Non a caso, la gestione delle emozioni è uno degli argomenti principali di test ed esami inerenti a concorsi scolastici. Tuttavia, nella realtà scolastica non sembra esserci una prassi consolidata che lavori sulla tematica della gestione delle emozioni.

Parlare di intelligenza emotiva a scuola è fondamentale, e soprattutto prevedere delle programmazioni che vadano a lavorare sulla gestione e sul controllo delle emozioni. Ormai è provato che le proprie capacità emotive possano migliorare a fronte di lavori che mettano l’attenzione su di esse.

Lavorare sulle emozioni porta a lavorare sulla promozione di climi inclusivi.  Questo inevitabilmente ha un riscontro non solo in ambito scolastico, ma anche nel tessuto sociale nel quale gli studenti e le studentesse si trovano a vivere.

Che ruolo svolge l’empatia nella promozione di climi inclusivi?

L’empatia è una delle dimensioni dell’intelligenza emotiva, ed è la capacità di immedesimarsi negli stati d’animo di altre persone, comprenderne i segnali emozionali, assumere la loro prospettiva pur rimanendo coscienti della propria.

L’incapacità di comprendere gli stati d’animo altrui e regolare il proprio intervento genera incomprensioni, divenendo quindi anche facilitatore di situazioni di esclusione sociale.

Ogni persona, sviluppando la capacità di stare in relazioni basate sullo scambio e sull’empatia, ha più possibilità di instaurare buoni rapporti sociali e sviluppare buone capacità relazionali.

In certi casi, l’incompetenza emotiva può anche essere associata oppure attribuita ad altre tipologie di disturbo, come ad esempio accade nei DDAI (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), nei DC (Disturbi del comportamento) e nei DOP (Disturbi Oppositivo-Provocatorio o in alcune tipologie di disabilità.

Quale che sia la causa di una bassa capacità nella gestione emotiva le conseguenze che abbiamo possono portare a una mancanza di condizioni ottimali per il proprio stato di benessere a delle disfunzioni che potremmo andare a leggere anche sulla base dell’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute redatta dall’OMS.

Più ricerche indicano che esiste una relazione tra la comprensione delle emozioni da parte del bambino e la qualità dei suoi comportamenti prosociali nei confronti dei compagni e degli insegnanti. Questa affermazione ci introduce ad un ulteriore passaggio che rinforza l’idea della reale importanza di lavorare sull’intelligenza emotiva nel contesto scolastico.

Si parla spesso di percorsi di educazione emotiva formale o informale? Ci può spiegare la differenza?

Le possibilità per lavorare sull’educazione all’affettività e alla gestione emozionale sono molteplici. Possiamo strutturare due distinti, ma complementari, piani di lavoro: quello formale e quello informale. Il piano formale è quello dei percorsi strutturati, organizzati in sequenze di attività intenzionalmente mirate allo sviluppo di specifiche competenze nei vari piani della vita affettiva.

Invece, il piano informale si articola in tre ambiti generali: l’ambito delle dinamiche di insegnamento-apprendimento, la relazione di aiuto in situazioni affettivamente cariche e l’elaborazione nel gruppo di temi sensibili».

Intelligenza Emotiva e Scuola. Una prospettiva inclusiva

Se da un lato il piano dell’educazione formale, prevedendo in taluni casi la presenza di esperti esterni, può risultare un apporto in qualche modo più professionale e mirato, non deve però diventare motivo di “delega”, di “deresponsabilizzazione” da parte della comunità scolastica, rispetto ad un compito che dovrebbe essere riconosciuto come centrale da tutti gli attori del processo formativo, ed inserirsi nella realtà quotidiana.

Come possono i docenti curriculari e l’insegnante di sostegno promuovere contesti inclusivi?

L’alunno “debole” dal punto di vista della comprensione delle emozioni può correre due differenti rischi. Da un lato, diventare il capro espiatorio della classe ed essere escluso, d’altro lato divenire a sua volta fautore di comportamenti esclusivi e discriminatori verso soggetti apparentemente più “fragili”, portando all’emergere delle classiche situazioni di bullismo di cui sentiamo spesso parlare.

Ovviamente, questo è l’esatto opposto del clima inclusivo a cui si vorrebbe ambire al fine di creare un contesto dove ogni studente e ogni studentessa possa sentirsi a proprio agio, e favorirne quindi una crescita armonica e che l’emergere della propria personalità, e nel quale la diversità possa divenire un arricchimento reale.

È certo che alcune accortezze e decisioni metodologiche, possono favorire l’instaurarsi di un clima positivo, pertanto la competenza emotiva appare centrale, sia come competenza degli studenti che come competenza degli insegnanti stessi, che risultano essere attori fondamentali in questo delicato processo.

Ecco quindi, alla luce delle riflessioni fatte, come diviene importante per gli insegnanti curricolari e per l’insegnante di sostegno, una formazione emotiva.

La possibilità di inserire programmi di educazione emozionale che incrementino l’accoglienza della diversità possano aiutare tutti i protagonisti del sistema educativo e formativo a mettere in atto prassi che favoriscano l’inclusione e il benessere di tutti e tutte.

L’insegnante di sostegno come perno della rete di sostegni

Spesso, la figura dell’insegnante di sostegno è vista come supporto ad personam dello studente con disabilità, unica, insieme alle altre figure educative preposte (come l’assistente educatore) a doversi occupare di fragilità ed eventualmente di inclusione. Ma se è vero, come è stato detto, che la diversità e la fragilità sono tratti che riguardano tutta la realtà, inclusa quella scolastica, e di cui tutti dobbiamo farci carico, le cose cambiano.

Pertanto, l’insegnante di sostegno si trova in uno spazio strategico, dove il fare rete, l’avere uno sguardo d’insieme sulle classi e sulle caratteristiche dell’ambiente sono facilitati dal ruolo che riveste.

A fronte delle nuove indicazioni del DLGS 66/2017, bisognerebbe cambiare una volta per tutte le prospettive di partenza e conferire all’insegnante di sostegno la funzione di perno della rete dei sostegni attivate in specifiche classi.

Questo rappresenterebbe un’esaltazione della funzione nella prospettiva contestuale, del coinvolgimento di altre agenzie e delle famiglie, nel coordinamento e regolazione del progetto di vita e del Piano Annuale per l’Inclusività (PAI)»

Michela Della Morte

Laureata in Pedagogia. Ha lavorato per diversi anni come educatrice, in progetti di inclusione sociale, soprattutto sul territorio bergamasco. Nei suoi viaggi ha potuto osservare e venire a contatto con sistemi educativi e di presa in carico della fragilità differenti, approfondendo la tematica che lega cultura ed educazione.

Da due anni è entrata nel mondo della scuola come insegnante di sostegno, prendendo la specializzazione al sostegno didattico attraverso il TFA.

Bibliografia

Canevaro A., Le logiche del confine e del sentiero, Edizioni Erickson, Trento, 2006 Cottini L., Didattica speciale e inclusione scolastica, Carocci Editore, Roma, 2019 Ianes D., Educare all’affettività, Edizioni Erickson, Trento, 2007  Goleman D., Intelligenza emotiva, Rizzoli Edizioni, Milano, 1996 Goleman D., Intelligenza sociale, Rizzoli Edizioni, Milano, 2006 OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, Edizioni Erickson, Trento, 2002 Savarese G., Iperattività e gestione delle emozioni, Franco Angeli, Milano, 2009

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