L’inclusione scolastica è un tema che preoccupa molti genitori di bambini e ragazzi con disabilità. In questa intervista con Immacolata Mulas e Cati Soru, pedagogiste dello studio Trebisonda di Macomer, affrontiamo il tema e proponiamo delle strategie per un’inclusione positiva.
Inclusione scolastica: guardare al futuro
Tanti genitori hanno paura per i nuovi ingressi a scuola: è normale, ogni cambiamento genera in loro uno stato di ansia e preoccupazione soprattutto per quanto riguarda il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria, e da questa alle scuole medie. Temono che, soprattutto per chi ha avuto esperienze non sempre positive, queste possano ripetersi anche nella nuova scuola. Come pedagogiste consigliamo sempre di non guardare al passato, che non può essere modificato, per concentrarsi invece sul presente con uno sguardo positivo rivolto al futuro. È importante che i genitori, in particolare in queste delicate fasi di passaggio non si sentano soli e siano sempre sostenuti e accompagnati.
Insegnante di sostegno e piano educativo individualizzato
Una delle nostre prerogative è quella di incontrare gli insegnanti di sostegno prima dell’inizio dell’anno scolastico. Con loro abbiamo sempre un rapporto di collaborazione attiva e di confronto, sono sempre disponibili all’ascolto. Parliamo del bambino, delle sue difficoltà e dei suoi punti di forza. L’obiettivo comune è quello di favorire lo sviluppo delle sue competenze e capacità qualunque siano le sue difficoltà. Per alcuni bambini suggeriamo un ingresso graduale, nel rispetto dei tempi di ciascuno. C’è chi ha bisogno di periodi più lunghi per ambientarsi alla nuova situazione e, nei primi giorni, è meglio limitare la permanenza a scuola a poche ore, che aumentano progressivamente con il passare dei giorni.
Inclusione sociale anche al di là della scuola
In genere i bambini e gli adolescenti che seguiamo non frequentano il tempo prolungato: il pomeriggio continuano l’intervento educativo e spesso seguono attività extrascolastiche che favoriscono l’inclusione sociale. Quasi sempre riusciamo nella realizzazione di una rete di collaborazione fra noi, la scuola e le famiglie, che sono un interlocutore privilegiato. I genitori sono per noi i primi esperti del loro bambino. Condividere le criticità e le risorse consente a tutti, per competenze e ruolo, di affrontare con serenità questa fase delicata di inserimento scolastico e inclusione nel gruppo classe con i compagni e gli insegnanti. La collaborazione attiva garantisce la continuità dello sviluppo psicofisico e sociale dei bambini e degli adolescenti con disabilità.
I bisogni del singolo per una buona inclusione scolastica
L’inclusione scolastica non può prescindere dalla creazione di un rapporto tra le parti coinvolte, che richiede tempo ed energia ma permette di ottenere una meravigliosa crescita dei bambini e degli adolescenti. Si riesce a creare rapporti con l’ascolto e lo spazio di osservazione, valorizzando i punti di forza degli studenti, rinforzando i comportamenti e i pensieri corretti. L’emotività, l’affettività e la relazione sono alla base dell’apprendimento.
Immacolata e Cati fanno parte di un gruppo di cinque professioniste che si occupano di dislessia, ritardo cognitivo, difficoltà scolastiche, autismo, disturbi del comportamento ADHD e situazioni familiare problematiche.
Lo studio Trebisonda è composto da Immacolata, Caterina, Cati, Giada e Sabrina, specializzate nell’educazione e nella riabilitazione di bambini e adolescenti. Gli interventi educativi proposti hanno come obiettivo lo sviluppo armonico dell’individuo in tutti i contesti della vita quotidiana.
