fbpx
Sa Manifattura, Viale Regina Margherita 33, 09125, Cagliari
+39 3474089623
hello@linkabili.it

Lo sport come strumento di inclusione sociale

Lo sport come strumento di inclusione sociale

Lo sport è uno strumento importante di inclusione e coesione sociale. Oltre a insegnare le basi del lavoro di squadra, la bellezza dello stare insieme, la necessità di rispettare le piccole regole quotidiane, lo sport promuove una maggiore conoscenza di sé e dell’altro.  

E quando inclusivo, lo sport è l’antidoto più forte che abbiamo a disposizione per vincere qualsiasi tipo di discriminazione.  

Durante il Webinar “Lo sport come strumento di inclusione” abbiamo conosciuto Alberto Spissu dell’associazione Farecontatto. Alberto è educatore della disabilità dal 1997 e si occupa di attività motoria per bambini con disabilità intellettiva e cognitiva. In questo articolo riportiamo un estratto del suo discorso. Buona lettura!  

Neuro diversità 

Oggi c’è ancora bisogno della parola “inclusione” per specificare ciò che facciamo, ma sarebbe più corretto parlare di neuro diversità: siamo tutti diversi, abbiamo funzionamenti diversi, e questo ci rende unici. Parlare di inclusione è ancora necessario per veicolare il giusto messaggio, ma quando potremo finalmente farne a meno, sarà una vittoria per tutti.  

Grazie all’attività di centri e associazioni che lavorano per l’inclusività si creano dei benefici reali per le persone. Come educatori abbiamo il compito di portare a stretto contatto le due realtà, quella dello sviluppo tipico e no, finché non diventeranno una sola. E lo sport è una chiave importantissima per raggiungere questo obiettivo.  

Le tre fasi dell’inclusione sociale attraverso lo sport 

Come si arriva alla vera inclusione? Con tre semplici fasi che abbiamo elaborato all’interno del progetto “A tutto Campo”, per cui ci siamo ispirati alla metafora del calcio anni ‘70, in cui si rompono gli schemi e i ruoli dei giocatori. Si tratta di un progetto ampio, senza barriere culturali e architettoniche, in cui l’educatore sportivo, figura professionale altamente specializzata, segue passo dopo passo ogni bambino.  

Le tre fasi sono:  

  • Inserimento 
  • Integrazione 
  • Inclusione  

Queste tre azioni vanno di pari passo con altrettanti step, ugualmente importanti: 

  • Intervento individuale: si prende in carico un bambino, ci si conosce, si cerca di capire le sue esigenze e si lavora di conseguenza. Il nostro obiettivo è quello di creare i presupposti perché il bambino sia abile nello svolgere l’attività proposta.  
  • Piccolo gruppo: il luogo protetto in cui i bambini con difficoltà mettono in atto ciò che hanno imparato nella prima fase, insieme agli altri. Si promuovono giochi di collaborazione e attività motoria all’interno di un piccolo gruppo. 
  • Inserimento nel gruppo allargato: questo step prevede lo svolgimento dell’attività insieme ai coetanei, che siano a sviluppo tipico o meno.  

E ora? Il gioco è fatto! 

Esiste anche una quarta fase, ma dipende tutta dal bambino e dalla sua famiglia. A questo punto del percorso ciascuno può scegliere di praticare uno sport in qualsiasi ambiente sportivo, anche se non sono presenti professionisti specializzati nell’educazione alla disabilità. Tutto questo non avviene secondo tempistiche precise: le fasi possono durare mesi o anni, a seconda delle difficoltà di ognuno. 

I bei progetti iniziano sempre con un cerchio. È la posizione in cui ci si sistema quando l’educatore spiega le regole e le dinamiche di un gioco. È lì che si raccolgono i bambini, ciascuno con le proprie caratteristiche e le proprie unicità. Ognuno rappresenta un anello della catena ed è indispensabile perché questa non si spezzi. Il cerchio è fondamentale, così come fondamentali sono tutti i bambini.  


Se cerchi un professionista o un servizio, LinkAbili è qui per sostenerti gratuitamente nella ricerca: 

Inizia da qui