L’intelligenza emotiva può essere utile per creare un’inclusione scolastica reale. Tempo fa abbiamo trattato l’argomento insieme alla pedagogista Michela Della Morte, che ci ha spiegato come l’intelligenza emotiva favorisce l’inclusione scolastica migliorando la qualità della vita di alunni, insegnanti e famiglie. Se ti sei perso l’intervista integrale puoi leggerla qui.
Le scuole sono appena ricominciate e abbiamo pensato potesse essere importante affrontare nuovamente il tema: è sempre il momento giusto per parlare di inclusione.
Definizione di intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è la capacità di saper riconoscere e gestire in maniera consapevole le proprie emozioni e quelle degli altri. Il concetto risale ai primi anni ‘90, ma è solo nel 1995, attraverso il lavoro dello psicologo Daniel Goleman, che il tema fa il suo ingresso sulla scena mondiale. Da quel momento in poi l’intelligenza emotiva è diventata oggetto di studio e interesse da parte di professionisti e accademici.
L’applicazione dell’intelligenza emotiva a scuola
La dimensione emotiva è fondamentale per l’instaurazione di climi positivi volti alla valorizzazione della diversità e può fungere da facilitatrice o barriera di inclusione.
È importante parlare di intelligenza emotiva a scuola così come prevedere delle programmazioni che lavorino sulla gestione e sul controllo delle emozioni. È infatti provato che le proprie capacità emotive migliorano nel momento in cui si mette l’attenzione su di esse.
Lavorare sulle emozioni significa lavorare sulla promozione di climi inclusivi che non si limiteranno al solo ambito scolastico, ma avranno riscontro anche nel tessuto sociale nel quale gli studenti e le studentesse vivono.
Percorsi di educazione emotiva formale e informale
Esistono molteplici possibilità per lavorare sull’educazione all’affettività e alla gestione emozionale. In questo contesto parliamo di due distinti ma complementari piani di lavoro, quello formale e quello informale. Il piano formale riguarda i percorsi strutturati, organizzati in sequenze di attività mirate allo sviluppo di specifiche competenze nei vari piani della vita affettiva.
Quello informale si articola invece in tre ambiti generali: l’ambito delle dinamiche di insegnamento-apprendimento, la relazione di aiuto in situazioni affettivamente cariche e l’elaborazione nel gruppo di temi sensibili.
Il piano dell’educazione formale risulta da un lato più professionale e mirato, ma questo non deve diventare motivo di “delega”, di “deresponsabilizzazione” da parte della comunità scolastica. Tutti gli attori del processo formativo svolgono un ruolo che non può essere in nessun caso sostituito.
Una formazione emotiva è fondamentale per gli insegnanti curricolari e per l’insegnante di sostegno.
La possibilità di inserire programmi di educazione emozionale possono aiutare tutti i protagonisti del sistema educativo e formativo a mettere in atto prassi che favoriscono l’inclusione e il benessere di tutti e tutte.
Michela Della Morte
Laureata in Pedagogia. Ha lavorato per diversi anni come educatrice, in progetti di inclusione sociale, soprattutto sul territorio bergamasco. Nei suoi viaggi ha potuto osservare e venire a contatto con sistemi educativi e di presa in carico della fragilità differenti, approfondendo la tematica che lega cultura ed educazione.
Da due anni è entrata nel mondo della scuola come insegnante di sostegno, prendendo la specializzazione al sostegno didattico attraverso il TFA.