Oggi vi racconteremo sei testimonianze molto diverse tra loro dell’implicazioni della didattica a distanza per gli studenti con disabilità e le loro famiglie. Ne abbiamo parlato con tre mamme (Simona, Rossella e Lorenza) e tre insegnanti di sostegno (Daniela, Costantino e B.S.). Esperienze, testimonianze e prospettive differenti.
In Italia, gli studenti che siedono tra i banchi nelle scuole italiane sono oltre otto milioni. Sulla base del rapporto MIUR, gli studenti interessati da disabilità in Italia nel 2017/2018 erano 268.246 alunni, 31.724 iscritti nella scuola dell’infanzia, 95.081 nella Primaria, 71.065 nella Secondaria di I grado e 70.376 nella Secondaria di II grado.
Daniela, insegnante di sostegno della scuola dell’infanzia.
Daniela è un insegnante specializzata sul sostegno della scuola dell’ infanzia, una laurea in scienze dell’educazione, una laurea in scienze della formazione primaria. Ha conseguito il TFA Sostegno per la scuola dell’infanzia.
Daniela ci racconti la sua esperienza della DAD nella scuola d’infanzia.
Ho iniziato a lavorare come docente di sostegno nella sezione dove attualmente lavoro, il 10 Febbraio 2020. La chiusura delle scuole, giovedì 5 Marzo, ha implicato un’interruzione importante del mio lavoro, dato che non siamo riusciti a concludere il primo mese d’insegnamento in presenza.
Realizzare la DAD con un bambino di cinque anni interessato da disabilità è complesso, soprattutto in una scuola dell’infanzia dove il contatto, la percezione dei gesti sono fondamentali per capire i progressi e per capire i momenti in cui devo usare dei rinforzi.
Ma soprattutto, perché la scuola dell’infanzia è socializzazione, è contatto, da qui l’importanza di lavorare con bambini piccoli in piccoli gruppi o uno-a-uno nel rafforzamento delle competenze.
Quali strumenti psico-educativi ha utilizzato nel sostegno a distanza?
In questi tre mesi di DAD il mio ruolo si è focalizzato soprattutto su tre elementi:
Cercavo di mantenere un filo emotivo con il bambino e con la famiglia. Un esempio semplicissimo quando mandavo i video salutavo tutti e cercavo di coinvolgere non solo la mamma, ma anche il fratellino.
Utilizzavo strumenti come il video modelling, foto, video storie e lavoravo sulla creazione di giochi per il riconoscimento dei colori e per lo sviluppo della motricità fine e della coordinazione oculo manuale. Durante quest’età, è importante imparare a lavorare sulla manipolazione e sui colori. Nei mesi della fase 1, uno dei tanti problemi è stato adattare le attività in base al materiale presente a casa, da qui la necessità di reinventarsi anche i materiali, in tempi in cui molti strumenti ludici e didattici erano difficilmente reperibili.
E poi registravo dei racconti e delle storie. Sai le storie di Tarari Tararera…
Quali sono le prospettive per un rientro a settembre?
Per me risulta impensabile sia come insegnante, sia come genitore, continuare a lavorare sulla DAD. Nel mio lavoro, parto dalle potenzialità di ogni bambino, per sviluppare le autonomie. Pertanto, lavorare in presenza diventa essenziale, per capire gesti, emozioni, progressi e sapere quando devo togliere od usare un prompt fisico o verbale.
Nella scuola dell’infanzia, non esiste l’efficacia della DAD. La scuola dell’infanzia è dedicata all’accoglienza, alla cura a 360 gradi, alle coccole e rassicurazioni per compensare il distacco genitoriale. Inoltre, è essenziale essere in sezione insieme, perché s’impara dai compagni, dall’emulazione dei coetanei e dalle dinamiche che si creano nel gruppo.
Simona, mamma di Davide, un bambino di 10 anni nello spettro autistico.
Simona, ci dia un bilancio di questo trimestre per lei come genitore.
Mi sono resa conto che la scuola non è pronta alla didattica a distanza, soprattutto con bimbi con disabilità intellettiva. Un monitor non può sostituire una persona. Qualora dovessimo riaffrontare un’esperienza analoga, sarebbe un’idea, autorizzare il personale scolastico ad andare a casa del bambino/ragazzo.
Purtroppo, spesso si ha l’impressione che molti docenti facciano il minimo indispensabile e in questa occasione ne abbiamo avuto la prova. Il bilancio è quindi negativo.
Ciononostante, in questi mesi di lockdown, ho potuto trascorrere piu tempo con Davide, ho conosciuto meglio mio figlio e appreso a gestire meglio alcune situazioni. Essere insieme a casa ha reso tutto più semplice. Ho anche capito meglio le sue potenzialità, i suoi punti di forza e di debolezza dal punto di vista scolastico. Tra le maggiori difficoltà, sicuramente è stato gestire il bambino. Il genitore non può e non deve sostituirsi al docente e ai terapisti. Gestivo Davide con rinforzi ma è stato difficile dedicarsi a lui con attività strutturate, oltretutto in un contesto in cui i anche noi genitori dovevamo lavorare in smart working.
Quali sono le prospettive per un rientro a settembre?
La premessa è che la ripresa a settembre deve essere assolutamente in presenza altrimenti non riprende per niente. La didattica a distanza ha fallito nella maggior parte dei casi.
Raccomando di mettere più attenzione nella redazione del PEI perché gli obiettivi che le insegnanti vogliono che vengano raggiunti, spesso non tengono in considerazione delle potenzialità del bambino/ragazzo. gli obiettivi devono essere sfidanti. Questo implica che bisogna apprendere strumenti che consentano loro di andare oltre i programmi standard e conoscere davvero il bambino/ragazzo.
Simona, ha una raccomandazione per i politici e per la Task Force della scuola?
Innanzitutto, all’interno della Task Force Scuola deve esserci una rappresentante delle disabilità, altrimenti i discorsi sull’inclusione sono tutti discorsi inutili.
Se davvero vogliamo parlare di inclusione, la problematica della disabilità doveva essere inserita tra gli obiettivi della task force nella gestione della scuola. Oggi, c’è almeno un bambino / ragazzo con disabilità in ogni classe.
Inoltre, bisogna individuare persone specializzate verticalmente su una disabilità, comprese le insegnanti; gestire un ragazzo nello spettro autistico è diverso dal gestire un ragazzo con sindrome di down. Io bandirei le graduatorie per docenze di sostegno, più competenze e meritocrazia. Infine, le insegnanti di sostegno devono seguire il bambino in tutte le classi, non possono cambiare ogni anno, così come gli educatori.
B.S. Insegnante di sostegno con oltre 18 anni di esperienza
Oggi, B.S. insegna presso un Istituto Tecnico frequentato da 550 alunni. La scuola è tra le prime nella provincia di riferimento per numero di alunni con disabilità.
Professore, ci racconti la sua esperienza di DAD, nella scuola secondaria di II grado.
Con l’interruzione dell’attività didattica in presenza e l’inizio della DAD, il primo pensiero è stato quello di stabilire il contatto con le famiglie, per rasserenare i ragazzi.
Le attività sono state realizzate grazie alla piena collaborazione degli insegnanti curriculari ed al sostegno delle famiglie. In questi mesi, ho lavorato molto con il supporto dei genitori e un’attiva partecipazione degli studenti. Oltre ad assistere ed intervenire alle video lezioni proposte dai docenti curricolari, sono riuscito a svolgere un lavoro individualizzato di spiegazione e potenziamento delle consegne utilizzando molteplici canali comunicativi: dal cellulare alle video lezioni, dalla mail a WhatsApp. Ogni mezzo è stato valido. Nonostante la situazione particolare, i nostri ragazzi sono stati commoventi per impegno, partecipazione e lavori prodotti. Con l’attivarsi delle video-lezioni, tuttavia, abbiamo dovuto far fronte a due criticità: molti docenti smarriti di fronte alla didattica digitale e poi l’accesso effettivo a un computer e Internet per molti alunni. Ciononostante, la scuola si è mobilitata per fornire un computer a molti studenti e tutti i docenti si sono prodigati che garantire il massimo.
Professore, ci dica una difficoltà un obiettivo raggiunti in questi mesi
Il mondo della scuola italiana non era e non è ancora preparato alla didattica digitale. Molti ragazzi si sono eclissati e i comportamenti in classe prima del COVID-19 si sono ripetuti durante la didattica digitale. Tuttavia, gli studenti hanno preso dimestichezza con l’uso delle piattaforme digitali e nuovi software. Sono molto orgoglioso di un mio alunno, che ha raggiunto degli ottimi risultati in discipline non semplici quali chimica e scienze della terra.
Cosa si augura per settembre?
La scuola non è solo una video lezione. Basti pensare alla funzione educativa della campanella delle 08.15, che ricorda ai ragazzi al rispetto delle regole. La scuola è relazionarsi, confrontarsi, studiare, ma anche chiacchierare, ridere e urlare con in compagni. Insomma, crescere assieme.
Quest’anno sono mancati i viaggi d’istruzione e le uscite didattiche, che rappresentano delle esperienze formative molto importanti, in cui i ragazzi si relazionano fuori dal contesto scolastico. Ad alcuni alunni questo è precluso, per cui spetta alla scuola adoperarsi in merito.
Per questo, mi auguro che un ritorno a scuola a settembre esista per ricreare questi momenti d’inclusione che solo la scuola in presenza può offrire.
Lorenza è la mamma di Nicola, 14 anni.
Lorenza ci racconti questi mesi di DAD.
La DAD è stata impegnativa per tutte le famiglie, soprattutto per i genitori di quegli alunni che non sono autonomi. Ha richiesto impegno e una presenza costante. “Scarica i documenti, stampa i documenti, accendi il computer , controlla internet, la connessione salta….”
Naturalmente, mancava il rapporto diretto con i compagni e con gli insegnanti, ma una volta, partita la DAD, Nicola aveva le mattine impegnate con le video lezioni. Mentre i pomeriggi, l’educatore insieme all’insegnante di sostegno sono riusciti ad organizzare un gioco ludico formativo con i dadi, che ha permesso di ripassare i numeri, rispondere e fare delle domande.
Noi naturalmente dovevamo essere presenti, ma Nicola ha acquisito nuove competenze come sapere che per accedere a Meet doveva inserire una password e sapere inserire la stessa password.
Inizialmente, mi spaventava molto che disimparasse il ritmo delle giornate. Al contrario, questi impegni quotidiani della mattina e del pomeriggio, hanno aiutato Nicola e tutti noi a mantenere il ritmo giusto e scandire le ore e le giornate.
E poi il giorno del compleanno, tutta la classe ha organizzato una videoconferenza per festeggiare i quattordici anni di Nicola
Lorenza, cosa ti auguri per settembre?
Mi auguro che i ragazzi ritornino a scuola sia per loro, sia per noi genitori. CoorDown, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down durante il mese di maggio ha partecipato Tavolo Tecnico del Ministero dell’Istruzione raccomandando una riapertura a settembre con alunni in classe, incarichi ai docenti e al sostegno in estate e strumenti adeguati alle norme di sicurezza. Naturalmente, qualora dovessero riattivare il lockdown, ci dovrà essere un piano B, partendo dall’esperienza di questo trimestre e costruire sulle attività già svolte per poterle migliorare.
Costantino P. è da 2 anni docente di sostegno in Istituti Tecnici e Professionali e animatore teatrale con bambini delle primarie.
Costantino com’è andato questo trimestre di DAD?
Per quanto riguarda il lavoro con i ragazzi di mia competenza, la DAD non è stata perniciosa, anzi… La didattica a distanza ha influito negativamente sui ragazzi che avevano particolari problemi di carattere relazionale legati al quadro clinico. In quei casi, la situazione di reclusione ha aumentato il senso di solitudine e ha intensificato i problemi di relazione.
Ma ci sono stati anche tantissimi elementi positivi, l’utilizzo dei software e dei vari applicativi, sia per video lezioni sia per i compiti a casa è stato molto utile e proficuo e ha permesso di potenziare alcune delle loro competenze e abilità.
Ho notato un grosso problema di digitalizzazione invece tra i docenti, spesso anche tra docenti più giovani di me.
Costantino, come vede un rientro a settembre?
La didattica in presenza espone a una quantità infinita di problemi sulla sicurezza sanitaria. Molte scuole versano in condizione così disastrose da un punto di vista strutturale e architettonico che per metterle in regola non solo per il COVID ci vorrebbero anni.
Bisognerà tentare la didattica in presenza per la scuola dell’ infanzia e la primaria. Mentre per le secondarie di I grado e II grado, si dovrebbe continuare con la DAD. Tuttavia, il vero banco di prova saranno gli esami di Stato che si svolgeranno in presenza. Servirà per testare nuove modalità e capire come rimodulare l’avvio delle lezioni a settembre.
Rossella, è la mamma di Francesca, 13 anni.
Com’è stata l’esperienza della DAD?
In questi mesi di DAD, io ero a casa ed ero a disposizione e potevo seguire mia figlia . Siamo stati fortunati, abbiamo avuto il supporto di due insegnanti di sostegno che ci hanno sostenuto ed aiutato. Onestamente più di cosi non si poteva fare . Le stesse insegnanti erano partecipi e quando notavano che gli strumenti usati non erano adeguati, cambiavano e adattavano i materiali e gli strumenti. Sono state presenti tutti i giorni, dandoci disponibilità.
Naturalmente le difficoltà ci sono state. La scuola a distanza per un adolescente di 13 anni con difficoltà psicomotorie è complessa. C’è difficolta nella concentrazione pertanto, era importante che seguissimo Francesca, la stimolassimo soprattutto in quei giorni in cui non voleva collegarsi o quando ignorava i compiti.
Il contatto con la classe
Il contatto con la classe è stata l’assenza piu grande per Francesca. Infatti, le video chiamate della classe con tutti i compagni insieme erano un momento emozionante. Mi auguro che a settembre , possiamo tornare in classe, ma con sicurezza. Sebbene la nostra regione non sia stata colpita in modo funesto dal virus, la preoccupazione e la priorità della tutela della salute restano.